La Grancia di San Demetrio ha sempre fatto parte dell’ex feudo di Brundusii de Montanea fin dalla signoria di Guidone de la Foresta. Passato sotto il dominio dei Sanseverino nel 1449, fu donato ai Padri Basiliani nel 1462.
La Grancia era una vecchia Badia dedicata a di Santa Maria dell’Acqua Calda, forse perché in un tempo molto remoto vi era una sorgente di acqua termale al cui sbocco le mamme, fino al 1950, si recavano per il bucato “ammorbidente” dei bambini. Nel 1700, i padri certosini estesero i loro possedimenti a tutto il feudo di Pietra Morella. Abbellirono e ampliarono il fabbricato che ancor oggi è sito ai piedi del Monte Romito.
Iniziarono opere di allevamento e di coltivazione di orti, seminativi , vigneti; costruirono mulini, una conceria, una saponeria, un caseificio e, si dice, di una condotta per il latte dal monte Romito alla badia. Per effetto delle disposizioni napoleoniche del 1806, l’ordine dei Certosini fu soppresso e la Grancia fu incorporata allo Stato.
I monaci tornarono alla Grancia con il rientro dei Borboni, fino a che furono nuovamente espulsi nel 1848. Nel 1925 gli allora proprietari, i baroni Blasi di Pignola vendettero i possedimenti al Demanio.
Il Parco della Grancia e “La Storia Bandita”
Da oltre 20 anni, il territorio della Grancia è sede del primo primo Parco Storico Rurale e Ambientale di Basilicata. Il parco è dedicato al brigantaggio lucano post-unitario, spesso liquidato come episodio criminale, in realtà ribellione all’oppressione subita attraverso la mobilitazione delle masse, dei poveri e degli ultimi.
Sono questi gli aspetti che emergono dal Cinespettacolo “La Storia Bandita”, fulcro del Parco e maggiore performance di teatro popolare in Italia, animato dalle popolazioni locali in un contesto artistico di livello internazionale.
Un “film dal vivo” sulla storia delle insorgenze antinapoleoniche e del brigantaggio meridionale nel periodo del Risorgimento. “La Storia Bandita” trasporta nel mondo dei briganti attraverso l’utilizzo grandioso di tecnologie, effetti speciali e alla partecipazione di oltre 200 figuranti, per immergere il pubblico in un clima di particolare suggestione ed emozione.
Il resto del Parco si articola in sei aree attrezzate per rappresentazioni artistiche e d’animazione dove è possibile conoscere la cultura e l’immaginario delle popolazioni rurali lucane: teatro, gastronomia, artigianato, musica, che consentono un tuffo a 360° nelle tradizioni della Regione.